Certezza morale e giuridica sulla declaratio

Il mio testo sulla possibilità del papa eretico ha generato un certo dibattito. Questo mi dà modo di approfondire il tema.

Dalla mia risposta diretta a chi mi ha contestato traggo alcune osservazioni che credo comunque utili a tutti.

Ho tentato di spiegare il fatto che tutti gli argomenti che possono dimostrare la nullità di un atto, o anche il fatto che un certo atto abbia un significato diverso da quello universalmente accettato, di qualunque natura, devono essere argomenti riconosciuti nella dovuta sede giudiziaria, per poter essere efficaci.

Se però io fossi -ipotesi assurda, almeno per ora- la moglie del giudice del tribunale ecclesiastico che deve riconoscere la nullità del mio matrimonio con lui, e pretendessi che egli riconosca tale nullità, contro la sua volontà, devo accettare il fatto che non posso fare nulla di giuridicamente rilevante. Posso eventualmente rifiutare la mia sottomissione, perché moralmente lo posso e lo devo fare, specialmente se moralmente ho la certezza della nullità del matrimonio, ma giuridicamente non posso fare nulla.

Fuori dalla analogia: se il tribunale che dovrebbe riconoscere che la declaratio è una dichiarazione di sede impedita, è il tribunale del papa, perché così è, siccome non c’è alcun altro papa che possa riconoscere tale fatto, e colui che occupa il trono del papa di fatto non riconosce questo eventuale significato della declaratio, la mia certezza morale o storica giuridicamente non serve a niente. Io posso solo resistere a ciò che da tale persona venisse chiesto, qualora fosse contrario alla fede e alla morale.

Il mio riferimento al caso del papa eretico è perché tale è la fattispecie di incertezza della provvista papale citata dalla Universi Dominici Gregis.

Ma, come dice la legge, se il papa non è morto, non c’è conclave a meno che egli rinunci.

Ma da fine 2022 c’è una nuova situazione, perché il papa eventualmente in sede impedita è davvero morto.

In quel momento i cardinali hanno avuto la possibilità di riconoscere che eventualmente la sede era vacante. Magari appellandosi alla interpretazione della declaratio come dichiarazione di sede impedita.

Se però, come di fatto è avvenuto per ormai nove mesi e 8 giorni, i cardinali parlano tutti di chi siede sul trono di Pietro come del papa, è come se lo avessero eletto di nuovo, è quello che nel diritto canonico si chiama anche sanatio.

Ora, in questo caso un cattolico non cardinale, non può fare assolutamente nulla di rilevante a livello giuridico di fronte alla giurisdizione del papa, anche se avesse la certezza morale, o storica, che non è papa.

Questa, come mostravo, è la ratio della legge di Universi Dominici Gregis nel confermare il cambiamento rispetto alla legge di Giulio II.

Infatti la legge di Giulio II fino a San Pio X prevedeva che tutti, se avessero saputo di una ragione di invalidità dell’elezione, come la simonia, a causa della loro certezza diciamo fattuale, morale, storica, potessero e addirittura dovessero trattare il sedicente papa con il maggior disprezzo.

Ma siccome tale legge esponeva un papa, vero o falso che fosse, al fatto che chiunque ritenesse che chi sedeva sul trono di Pietro non fosse papa, era per legge autorizzato, e obbligato, a disprezzarlo e mancargli di rispetto, per evitare le conseguenze possibili di una tale situazione, la legge valida nell’ultimo secolo afferma che anche un eretico scomunicato, quindi ovviamente uno che non è vero Successore di Pietro, se siede su quel trono, ci fosse anche arrivato pagando qualcuno, è il papa.

Certo, non è la stessa identica fattispecie del papa eletto da un falso conclave, infatti nel mio articolo non era di quello che parlavo, ma appunto dell’ipotesi del papa eretico.

Ma il problema rimane lo stesso, e per quello ho fatto il paragone con la situazione del matrimonio canonico.

Se anche un cattolico ha la certezza morale, o fattuale, che la declaratio non era una valida rinuncia al papato, questa certezza, per essere valida giuridicamente, dovrebbe essere avallata da un papa, un successore.

Eventualmente i cardinali che scoprissero di essere stati ingannati o tratti in errore, se dichiarano di ritenere nulla l’elezione, perché si ritengono vittime di inganno, e quindi ritengono nulla una elezione estorta con dolo, come suggerisce Mons. Viganò, potrebbero studiare come intervenire. O in qualche modo i vescovi, essendo Successori degli Apostoli, possono correggere quelli che sono in errore tra i loro confratelli.

Questo però è al di sopra delle nostre possibilità, esattamente come nel caso del papa. Noi non siamo cardinali, né vescovi, e non abbiamo potestà giuridica sopra di loro.

Ma sinceramente sono convinto che questo intervento non avverrà, e che continuerà la situazione di adesso anche col successore.

In questa situazione il cattolico non può illudersi di usare strategie umane, deve avere fede in Dio.

Gesù ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno.

E non prevarranno!

Ma anche Gesù prima di risorgere è andato in croce. E il CCC al numero 677 ci dice che la stessa sorte toccherà alla Sua Chiesa, e lo afferma cone interpretazione autentica della Parola di Dio.

Noi possiamo pregare che intervenga Dio, e perseverare nella fede anche nella persecuzione. Questo vale molto di più di tutti i tentativi di rovesciare il re dal trono.

Come giustamente hanno ricordato diversi vescovi, quello che viviamo nella Chiesa è un castigo che il Signore ha mandato alla Sua Chiesa per i peccati dei Suoi membri. E nessuno riuscirà a impedire il castigo di Dio.

Ma la preghiera e la penitenza sono molto più potenti delle armi di satana. Quando la Chiesa sarà stata purificata il Signore interverrà e la glorificherà nuovamente.

Quello che invece mi amareggia di alcuni, che pur denunciano in modo pertinente molti abusi terribili perpetrati da nemici della Chiesa entrati al suo interno, è l’invito ai fedeli ad uscire dalla Chiesa, con la falsa dottrina che i sacramenti una cum Francisco sarebbero invalidi o sacrileghi. Questo è puramente falso ed eretico, opposto alla vera dottrina ristabilita in modo solenne da Trento, e fa molto male alla Chiesa e ai fedeli, come ho dimostrato in diversi miei testi.

E poi è folle: sarebbe come dire: i nemici vogliono invdere casa mia, allora io me ne vado ad abitare da un’altra parte. Significa fare il gioco del nemico.

Sono loro, i falsi cattolici, i lupi vestiti da agnelli e i mercenari, i servi infedeli che non vogliono che il Padrone, coronato Re, regni su di loro: questi sono quelli che devono essere espulsi dalla Chiesa. E lo saranno, come la zizzania, quando ci sarà il raccolto.

Ma noi, veri cattolici, restiamo nella Santa Chiesa, Una, Cattolica e Apostolica, fino alla fine della battaglia, perché il Padrone sa chi sono i Suoi, e non li abbandonerà, e alla fine, dopo aver smascherato i falsi cattolici, li caccerà tutti e li getterà nel fuoco eterno, e ristabilirà ogni giustizia.

La Regina delle Vittorie, che veneriamo oggi Regina del Santo Rosario, Santa Maria sempre Vergine, Immacolata Madre di Dio, ci è garanzia infallibile di trionfo.

Amen!

Il Signore benedica chiunque serve la Verità con purezza di cuore!

Solo la Verità ci farà liberi!

Francesco d’Erasmo, sacerdote cattolico,

Vicario parrocchiale del Duomo di Tarquinia,

Tarquinia, 7 ottobre 2023, Madonna del Rosario

 

 

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