«La lettera uccide, ma lo Spirito vivifica» (2Cor 3,6)
A partire da questa verità, esemplificata molte volte da Gesù nello smascherare il farisaismo ipocrita della disciplina letteralista del sabato, la Santa Chiesa non ha mai negato che la Parola di Dio andasse interpretata correttamente.
Ma è lo stesso San Pietro che da subito sigilla il criterio sempre confermato per la correttezza della interpretazione:
Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. (2Pt 1, 20-21)
Non è perciò mai possibile interpretare la Parola di Dio in un modo che contraddica la stessa.
La Santa Chiesa nel suo Magistero Solenne ha sempre servito la fede dei credenti esattamente aiutando a non cadere nelle trappole di chi, non disposto ad accogliere il senso evidente di ciò che il Signore dice, lo contrappone ad altre parti della Parola di Dio.
La vera teologia è un modo per aiutare i fedeli a comprendere meglio ancora il Magistero Autentico.
Se invece la teologia diventa la legge che interpreta la Scrittura e il Magistero alla luce della mentalità del mondo, ci troviamo evidentemente di fronte alla negazione sia del primato della Parola di Dio sia della fedeltà di Dio stesso al Suo insegnamento.
Se, come la risposta di Bergoglio e Fernandez ai Dubia riformulati dei cardinali, riproponendo la prima risposta, si fa intendere che la Chiesa abbia la facoltà di introdurre insegnamenti o anche solo prassi difformi dal magistero precedente, come osserva il card. Müller si fa come se lo Spirito Santo potesse adesso rivelare nuove modalità di esprimere la fede che contraddicono direttamente quelle di sempre.
Questo non è possibile, è una menzogna, perché “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine” (Eb 13, 8-9).
Pertanto: “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo” (1Gv 4, 1-3).
Lo spirito che mette in dubbio la Parola di Gesù in virtù della mentalità del mondo, della nuova ermeneutica o di qualsiasi altra cosa inventeranno, è lo spirito dell’anticristo.
Gesù ha detto più volte che coloro che non credono alla predicazione di Giovanni non si salveranno, e che senza pentimento non ci si può salvare. “E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».” (Mt 28, 31-32)
Chiaramente affermare che si possa amministrare i sacramenti senza chiedere il pentimento significa non riconoscere Gesù venuto nella carne.
Sempre i Padri della Chiesa hanno visto in Gerusalemme la figura profetica della Chiesa:
“Gesù disse: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». (Mt 23, 37-39)
Sempre più chiaramente vediamo il significato di questa profezia, che diventa evidentemente riferito alla Chiesa nella parabola che Gesù enuncia in circostanze prossime, la parabola delle mine, in Luca 19, 11 e seguenti, che, riferendosi a quei servi che hanno usato male della propria autorità nella Chiesa, dice:
“E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me” (Lc 19, 27).
Aspettiamo quindi vigilanti il ritorno del nostro Re!
Francesco d’Erasmo, sacerdote cattolico
Tarquinia, 3 ottobre 2023, primi vespri di San Francesco
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