Nella Santa Chiesa l’Autorità viene unicamente da Gesù Cristo, Suo Capo, che ha inviato i Suoi Apostoli dicendo: “Come il Padre ha mandato Me, anch’Io mando voi”, “chi accoglie voi accoglie Me”. E un’altra volta ha detto: “quello che legherete sulla terra sarà legato in Cielo”. E solennemente a Pietro: “Tu sei Pietro, e su questa pietra fonderò la Mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”.
Chiunque esercita l’autorità nella Chiesa, lo fa esclusivamente nel nome di Gesù. Pertanto chi esercita autorità nella Chiesa, proprio nell’esercizio della autorità, riconosce che è da Gesù che proviene l’autorità che egli esercita.
Se uno negasse che l’autorità nella Chiesa viene da Gesù, e continuasse ad esercitare l’autorità in essa, sarebbe in contraddizione profonda.
Nel momento stesso infatti in cui i sudditi percepissero questo, cesserebbero perciò stesso di essere sottomessi alla sua autorità.
Allo stesso modo, chi accetta l’Autorità Apostolica esercitata nella Chiesa, si sottomette a Gesù Cristo, che tale autorità ha costituito, e non alla volontà personale dell’uomo che è rivestito di quella autorità.
Una volta gli Apostoli parlarono a Gesù di qualcuno che cacciava i demoni nel Suo Nome senza essere dei loro. Gesù disse di lasciarlo stare, poiché, se egli agiva così, non avrebbe potuto parlar male di Lui.
Insomma, perfino chi non è stato veramente inviato da Gesù, ma opera nel Suo Nome, così facendo riconosce e afferma l’Autorità di Gesù come la fonte di ogni autorità nella Chiesa.
Chiunque esercita autorità o si sottomette alla autorità della Santa Chiesa riconosce, per ciò stesso, la suprema Autorità di Gesù Cristo, perché è nel Suo Nome che l’autorità viene esercitata.
Gesù per primo però, attraverso molte parabole, ci avverte che purtroppo ci sono anche servi malvagi, ai quali il Signore ha affidato i Suoi beni, che non li amministrano come vuole il Padrone, approfittando della Sua assenza.
Noi sappiamo anche che l’assenza del Signore è solo apparente, poiché Egli rimane con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, come ci ha promesso.
Ma quando Egli nella Sua Provvidenza decide di non intervenire contro la malvagità di questi servi infedeli, presenti anche nella Sua Santa Chiesa, si realizza pienamente quella parabola.
L’attesa del ritorno glorioso del Signore, che renderà a ciascuno secondo i suoi meriti e castigherà i malvagi, per chi Lo attende con trepidazione ed è sballottato dalla tempesta, sembra non finire mai.
Anche gli Apostoli, sulla barca sballottata dalle onde nel mare di Galilea, si stupivano che Gesù dormisse, e si domandavano se Egli non si disinteressasse della loro fine imminente.
“Non ti importa che moriamo?”. In questo momento sento molto forte intorno a me questo grido. Gesù rimproverò gli Apostoli in quella occasione: “non avete ancora fede?” (Mc 4, 38-40)
Per tutte queste ragioni, Gesù ci esorta ripetutamente a perseverare fino alla fine, specialmente quando ci parla delle grandi battaglie che il mondo e i suoi seguaci, i figli della menzogna, muoveranno contro i Suoi discepoli.
Gesù ci avverte, descrivendo dettagliatamente profondi sconvolgimenti, che ci sembreranno troppo grandi.
Egli ci dice chiaramente che questo avvertimento ha proprio lo scopo che noi ce ne ricordiamo quando questi fatti avverranno, e ripete: “chi persevererà fino alla fine sarà salvato”.
Non mi rivolgo qui ai sapienti e gli intelligenti, che hanno già gli strumenti per rendersi conto della realtà e prendere posizione. Mi rivolgo alla moltitudine di persone buone che cercano solo di capire cosa sta accadendo, e desiderano conoscere dove è il bene e dove il male, e, a causa della valanga di menzogne da cui siamo sommersi, non riescono più a comprendere quale sia l’insegnamento vero della Santa Chiesa in questa materia.
Anzi, le persone buone, più di tutto, attraverso l’insegnamento della Santa Chiesa desiderano solo conoscere la vera Volontà di Dio, ciò che è veramente buono, unica cosa veramente importante per loro.
Essi desiderano solo fare il bene ed evitare il male.
I veri cristiani non hanno paura di obbedire alla legittima autorità costituita da Dio, ma, di fronte alle autorità, fuori e dentro la Chiesa, che sempre più gravemente abusano del potere loro conferito o da loro illegittimamente conquistato, si domandano quale sia la vera Volontà di Dio: obbedire o no?
In questo tempo, uomini senza scrupoli stanno sottoponendo le moltitudini a trattamenti sanitari dalle conseguenze imprevedibili, mentendo spudoratamente sui pericoli, facendo leva su paure indotte e strumentalizzate ad arte, illudendo le masse con promesse menzognere, purtroppo spesso con finalità che non possono essere definite altrimenti che diaboliche.
Non giudico costoro. Ho avuto a che fare con molti indemoniati, e non sempre questa condizione è imputabile alla vittima, come dice il Signore. Certamente qualcuno, ingannato, pensa addirittura di fare del bene, pur facendo invece il male. Il giudizio morale definitivo sulle persone spetta solo a Dio, che scruta le coscienze, noi dobbiamo pregare per la loro conversione.
Non preghiamo per il mondo, come Gesù stesso per loro non prega.
Ma oggettivamente, nei fatti, non si può non riconoscere che le azioni di costoro concordano perfettamente con la volontà del principe della menzogna, il nemico di Dio e degli uomini.
Ora, la cosa più diabolica, è che proprio chi si presenta al mondo investito dell’autorità conferita da Gesù Cristo alla Sua Chiesa, viene usato dal nemico per fare e promuovere il male.
In questo modo satana ottiene almeno tre cose: deturpa il Volto visibile della Santa Chiesa, coinvolge nel male alcuni dei buoni, e scandalizza i buoni che se ne rendono conto, per indurli a reazioni altrettanto erronee, fino ad abbandonare i Sacramenti.
La strategia della tentazione del serpente nel giardino dell’Eden si ripete: si induce ingannevolmente l’uomo a temere di essere privato di un bene, per indurre a scegliere come soluzione, e quindi come bene, ciò che altrimenti troppo evidentemente sarebbe riconosciuto come male.
Chi si trova di fronte a persone investite dall’Autorità di Gesù, ma che agiscono evidentemente all’opposto dei Suoi Comandamenti, si trova nella condizione di domandarsi se possa o meno rimanere nella Comunione con Gesù attraverso la Comunione con tali Suoi ministri.
Se costoro, pur dichiarando a parole di voler essere discepoli di Gesù, di credere il Lui, di essere in comunione con Lui, nelle loro azioni pubbliche, o addirittura dichiarazioni, o peggio atti di governo, vanno evidentemente nella direzione opposta ai Suoi Comandamenti, annullano coi fatti la propria professione di fede.
Può dunque un fedele rimanere nella Comunione con Gesù Cristo, garantita dalla Successione Apostolica, se proprio i successori degli Apostoli, chiamati ad essere tramite di tale Successione, o addirittura il Successore di Pietro, nei fatti e perfino a parole, rinnegano la fede e la morale professata dalla Santa Chiesa nella sua ininterrotta Tradizione?
I poveri fedeli, di fronte questa situazione, rimangono sbigottiti.
Come già purtroppo in molte altre situazioni terribili negli ultimi tempi, anche in questo caso la gravità della situazione è terrificante. Non dimentichiamo che il Diritto Canonico condanna alla Scomunica Latae Sententiae il reo di aborto volontario. Chi commette tale crimine viene cioè scomunicato dal diritto stesso, senza che vi sia nemmeno la necessità di un giudice e di un processo. Inoltre il Diritto condanna alla stessa pena chi se ne rende complice. «Can. 1329 -§2 Incorrono nella pena latae sententiae annessa al delitto i complici non nominati dalla legge o dal precetto, se senza la loro opera il delitto non sarebbe stato commesso e la pena sia di tal natura che possa essere loro applicata, […]. Can. 1330 – Il delitto che consiste in una dichiarazione o in altra manifestazione di volontà, di dottrina o di scienza, non deve considerarsi effettivamente compiuto, se nessuno raccolga quella dichiarazione o manifestazione».
Se quindi si potesse riscontrare che per alcuno la decisione di rendersi reo del delitto di aborto sia stata resa possibile dalla valutazione circa la sua «accettabilità morale» in base alla Dichiarazione della CDF firmata da Bergoglio il 17 dicembre 2020, i suoi firmatari risulterebbero colpiti da scomunica latae sententiae!
La situazione è evidentemente vertiginosa.
Il semplice fedele, che per ricevere i Sacramenti, deve ricorrere ai sacerdoti in comunione con il Vescovo in comunione con il Papa, potrebbe legittimmente domandarsi: come posso io essere in Comunione con Gesù Cristo, attraverso la Comunione con la Gerarchia della Chiesa Cattolica, se proprio un Successore degli Apostoli, mio superiore, o addirittura il Successore di Pietro, segno visibile della legittimità della Successione Apostolica, depenalizza un crimine per il quale il Diritto Canonico prevede addirittura la scomunica?
Se così fosse, qui si porrebbe un dilemma insormontabile: chi vuole essere in Comunione con Gesù dovrebbe forse rifiutare la Comunione con i Successori degli Apostoli in comunione con il Successore di Pietro, se le cose stessero effettivamente così?
Un fedele dovrebbe scegliere tra Gesù e la Sua Chiesa?
Per chi conosce un po’ la storia della Chiesa risulta evidente che qui si sta riproponendo lo stesso problema che sorse con la rivolta protestante.
Cercherò dunque di rendere in un linguaggio semplice quello che la Santa Chiesa, in particolare in quella occasione storica, ha messo in evidenza per rispondere a questo. Chi ne avesse la possibilità potrebbe rileggere con grande profitto i documenti del Concilio di Trento.
Anzitutto: la Santa Chiesa ha una legge, che prevede che i ministri infedeli siano rimossi dall’autorità superiore, qualora tradissero in modo grave il loro mandato, e non possano essere ricondotti alla giustizia con altri mezzi.
Papa Benedetto XVI, nell’aprile del 2019, ha pubblicato nei suoi “Appunti sugli Abusi nella Chiesa” le sue osservazioni in merito alle gravi limitazioni in cui, negli ultimi decenni, il sistema giuridico della Chiesa è incappato, tanto nella legge come nelle procedure. Egli ha messo in evidenza come questo abbia gravemente ferito tutta la Gerarchia, rendendo di fatto troppo spesso impossibile agire in modo adeguato contro i ministri infedeli, tanto nella morale come nella dottrina, cioè nell’insegnamento della Verità.
Egli ha messo in evidenza come questa situazione abbia portato a una penetrazione profonda di forze nemiche della Santa Chiesa all’interno della Sua stessa gerarchia.
In questi ultimi anni, voci autorevoli hanno approfondito e documentato abbondantemente questa drammatica situazione, spesso pagando prezzi molto alti per questo.
Inoltre, rimane una autorità superiore a tutte, quella del Papa, che non può essere giudicata da nessuno per il diritto stesso.
Se l’infedeltà tocca tale autorità, solo Dio può intervenire, nessuna autorità umana può agire con la forza per ricondurre il Papa sulla retta via. Infatti la sua autorità non viene dagli uomini, ma da Gesù Cristo stesso.
Perciò stesso non esiste un giudice umano che possa giudicare il Papa. Si può tentare di correggere, richiamare un Papa, ma alla fine nessuna autorità umana è superiore alla sua.
Anche nel caso della eventuale illegittimità o invalidità della sua elezione, non bastano gli studi giuridici, nemmeno le evidenze di fatto, se non universalmente riconosciute, ad agire direttamente contro un Papa, quando egli è appunto universalmente riconosciuto come tale, poiché tale riconoscimento, per quanto erroneo, impedisce l’azione dei sudditi.
L’unica autorità superiore a quella di un Papa è quella di Dio.
Evidentemente, da questo fatto, in una tale situazione, diventa difficile ricorrere contro una autorità di qualunque grado, che mancasse di fedeltà, sperando di ottenere giustizia. Infatti l’autorità superiore, che dovrebbe essere la garanzia della giustizia, è proprio quella che si oppone alla Verità.
Come affrontare allora questa situazione senza tradire Gesù? Come deve vivere un fedele che non ha la pretesa di giudicare alcuno, ma desidera soltanto rimanere fedele a Gesù Cristo e al bene, senza diventare complice del male commesso dai suoi superiori ecclesiastici?
La Santa Vergine ha detto che è il Signore che “rovescia i potenti dai troni”.
Non dimentichiamo che la più pericolosa delle menzogne che assedia il nostro tempo, il comunismo, nasce proprio con l’idea del rovesciamento dei sovrani dai troni da parte dei sudditi.
Certamente il demonio, che ha suscitato tale perversa ideologia, giocando molto sull’odio del popolo contro la corruzione di certi sovrani, opera in modo uguale all’interno della Santa Chiesa.
La menzogna di questa ideologia risiede proprio nella sua radice: nel ritenere che l’autorità degli uomini venga da altri uomini. Invece è solo da Dio che proviene ogni legittima autorità.
La rimozione con la forza dei servi infedeli, costituiti in autorità, e che non hanno superiori, spetta esclusivamente a Dio. La Santa Tradizione della Chiesa conosce anche un insegnamento sulla rimozione del tiranno, ma è fin troppo evidente la difficoltà di applicazione di tale principio.
Gesù stesso affronta una situazione analoga nella Sua vita pubblica: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” (Mt 23, 2).
Gesù fu provocato direttamente sulla legittimità del culto in Gerusalemme dalla samaritana, e fu cercato per essere costituito re, ma Egli si sottrasse a queste strumentalizzazioni della Sua missione (Gv 6, 15). Gli stessi Apostoli, dopo la Ascensione di Gesù al Cielo, pur essendo già resi partecipi della Nuova Alleanza, non per questo disprezzano il culto del Tempio, che invece continuavano fedelmente a frequentare, finché questo venne distrutto. Anche il Santo Re Davide, già unto Re dal Profeta, quando Dio aveva già ripudiato il re Saul, non accettò di colpirlo, poiché egli era “l’unto del Signore”.
In tutti questi casi noi vediamo con chiarezza che si aspetta pazientemente l’intervento di Dio, senza intervenire con la violenza per privare di un potere abusato o illegittimo.
Gesù quindi riconosce la validità del culto del tempio, ma contemporaneamente denuncia tutti i crimini e le infedeltà di chi ricopre l’autorità voluta da Dio per il culto.
Chi infatti riceve i Sacramenti istituiti da Dio ed amministrati attraverso l’autorità istituita da Gesù Cristo, pur non rendendosi complice dei loro errori, obbedisce alla Autorità di Gesù, che li ha costituiti.
Il rispetto della Legge del Culto voluta da Dio, lungi dall’essere partecipazione agli errori che commette chi li amministra, è invece umile sottomissione alla fonte di ogni autorità che è Dio solo.
Il fedele non entra in comunione con la ribellione personale di un tale ministro nei confronti di Dio, ma invece si sottomette a Dio che è l’unico a poter decidere chi inviare a noi in Suo nome.
Quando io ricevo i sacramenti da un Ministro di Dio, costituito nella necessaria autorità per tale scopo, io non riconosco la legittimità degli abusi di questa autorità che egli eventualmente commettesse, ma mi sottometto all’Autorità di Dio che ha stabilito questa via per santificare la mia vita.
Chi commette tali nefandezze deliberatamente, sa bene che, se rinunciasse alla propria autorità gerarchica nella Chiesa, nessuno lo seguirebbe, e non potrebbe più abusare della autorità gerarchica per tentare di danneggiare la Chiesa.
Diverso è il caso della sottomissione a tali ministri, quando pretendono obbedienza per qualcosa che Dio non ha comandato, o addirittura contro il comando di Dio.
In tal caso, non solo non è obbligatorio obbedire, ma è obbligatorio disobbedire!
“Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5, 29) Non sfugge che sia proprio Pietro a definire i limiti della propria autorità!
Quale successore di Pietro potrà mai essere credibile, pretendendo una obbedienza superiore ai limiti posti da colui di cui è successore?
Se un superiore, ecclesiastico o civile, comanda il male, il suddito non ha mai dovere di eseguire l’ordine, anzi ne ha il divieto.
Pertanto chi esercita la propria autorità contro il Bene, raggiunge il suo scopo malvagio solo se il suddito ingenuamente non riconosce l’inganno (oppure invece è malvagio e trova nel comando il pretesto per giustificare il proprio male).
Ecco perché è fondamentale che i sudditi siano avvertiti contro l’abuso nell’esercizio dell’autorità, e siano istruiti nella prudenza per imparare a discernere il Bene e dal male.
Gesù ci insegna questo con la totalità del Suo Ministero pubblico.
Egli elogia Giovanni Battista, imprigionato e ucciso per aver denunciato il peccato del re. Egli ricorda l’ingiustizia della persecuzione di tutti i profeti che avevano denunciato gli abusi dell’autorità religiosa e politica nella storia dell’antico Israele, confermando pertanto il comportamento di tali profeti come giusto.
In particolare Gesù non risparmia parole durissime contro coloro che ricoprono ogni tipo di autorità e la esercitano male. Proprio per questo viene ferocemente osteggiato, fino al complotto per il quale perfino le autorità che erano nemiche tra loro si uniscono pur di eliminarLo. “In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c’era stata inimicizia tra loro” (Lc, 6,12).
La parola e l’esempio di Gesù ci esortano quindi evidentemente a denunciare ogni abuso di autorità, senza timore di mancare del rispetto dovuto all’Autorità per rispetto a Dio.
Inoltre se il comportamento personale di un ministro infedele è contrario alla Parola di Dio, specialmente nell’esercizio della Autorità conferita da Gesù, proprio il Vangelo, che fonda la sua Autorità, lo condanna: “Se qualcuno ascolta le Mie parole e non le osserva, Io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi Mi rifiuta e non accoglie le Mie parole, ha chi lo condanna: la Parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno” (Gv 12, 48-49).
La Sacra Gerarchia Apostolica infatti, nella Chiesa, ha il compito di garantire la legittima Successione Apostolica, ovvero la continuità del mandato del Signore, dagli Apostoli fino a noi, affinché la Sua Grazia Santificante e il Suo Santo Vangelo arrivino fino ai confini della terra.
Nemmeno un ministro indegno, con i suoi peccati, può impedire alla Grazia di Dio di raggiungerci per suo mezzo, se obbedisce al comando di Gesù di amministrare i Sacramenti.
Se poi l’insegnamento di questi ministri contraddice il Vangelo, proprio in nome della autorità di cui essi sono rivestiti, e attraverso la quale noi siamo in Comunione con Gesù per loro mezzo, noi rifiutiamo legittimamente di accettare il loro falso insegnamento e di obbedire ai loro comandi illegittimi.
Prendiamo la situazione recente della Chiesa in Italia: la nuova traduzione in italiano del Padre Nostro, voluta dai vescovi attraverso la nuova edizione del Messale, cambia in modo evidente le parole dette da Gesù nella versione ufficiale del Vangelo che la Santa Chiesa tuttora conserva in latino nella Nova Vulgata, unico testo ufficiale della Sacra Scrittura per la Chiesa Cattolica.
“Et ne nos inducas in tentationem”, invece di esser tradotto per quello che evidentemente dice: “E non ci indurre in tentazione”, viene interpretato e manipolato. Questo contraddice evidentemente il comando di Gesù che anche i bambini comprendono facilmente: “Voi dunque pregate così” (Mt 6, 9-13).
In italiano si direbbe proprio: “papale papale!”
In questo caso il fedele ha direttamente da Gesù la libertà di pronunciare le Sue Parole come Egli stesso le ha insegnate.
La suprema autorità della Chiesa non è superiore a Gesù, è Sua vicaria!
Lo stesso San Pietro ci avverte, facendo eco al Signore Gesù: “Ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina.
Molti seguiranno le loro dissolutezze, e per colpa loro la Via della Verità sarà coperta di impropèri.
Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all’opera, e la loro rovina è in agguato.” (2 Pt 2,1-3).
Non possiamo meravigliarci né perderci d’animo. Continua San Pietro infatti nella sua lettera profetica: “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio;
non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente.
Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati.
Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie.
Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore. Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti, mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore.
Ma costoro, come animali irragionevoli, nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione, subendo il castigo come salario dell’iniquità.
Essi stimano felicità il piacere d’un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione!” (2 Pt 2, 4-14)
Non può sfuggire il fatto che in questo momento, coloro che sono coinvolti con tutti questi abusi di autorità, tesi a manipolare la fede dei semplici per portarla all’eresia, sono coinvolti direttamente o per complicità con coloro che commettono lo stesso peccato di Sodoma e Gomorra, realizzando letteralmente tutta questa profezia di San Pietro.
Sono fatti storici ormai innegabili che negli ultimi anni stanno davanti agli occhi di tutti.
Non stupisce che chi profeticamente li denuncia, con puntualità venga poi attaccato nel tentativo di screditarlo, senza peraltro che siano mai smentite le pesanti accuse che con dolore, per amore della verità, muove ai criminali.
Come possiamo dunque vivere questa situazione senza perderci d’animo, come esorta San Pietro, e soprattutto senza disobbedire a Dio a causa di chi esercita l’autorità in nome Suo e si macchia ti tali abomini?
Ricordo l’episodio in cui, davanti a San Francesco, fu portato un sacerdote colto in flagrante adulterio. San Francesco si inginocchiò a baciare le sue mani, e disse che, per lui, l’unica cosa importante era che quelle mani erano le uniche che potevano portare dal Cielo sulla terra il Corpo del suo Signore.
La riflessione di San Tommaso d’Aquino e il Santo Magistero, in particolare il Concilio di Trento, ci hanno assicurato che i Santi Sacramenti non sono garantiti dalla santità personale del Sacerdote che li amministra, ma dalla fedeltà del Signore alla Sua promessa.
Gesù stesso, che opera attraverso il sacerdote quando egli amministra i Santi Sacramenti, non può essere ostacolato dalle qualità personali del sacerdote, ma ci dona sempre e comunque la Sua grazia ogni volta che il Santo Sacramento viene validamente amministrato.
In modo analogo la Successione Apostolica, che si trasmette attraverso il Sacramento dell’Ordine, si trasmette attraverso i secoli. La eventuale indegnità personale non può impedire a Dio di perpetuare la nostra Comunione con Gesù Cristo attraverso di loro.
Il ministero gerarchico è garantito dalla fedeltà di Gesù alla Sua promessa: “chi accoglie voi accoglie me” (Mt 10, 40), non dalla fedeltà personale dei successori degli Apostoli.
I sacramenti, attraverso questa stessa comunione gerarchica, non sono pertanto mezzo di complicità con gli eventuali delitti personali dei traditori.
Analogamente a chi fa la Santa Comunione durante la Santa Messa: attraverso il Santo Sacramento egli entra in comunione con Gesù, ma non per questo comunica agli eventuali peccati personali del sacerdote celebrante.
Il miracolo di Bolsena, ad esempio, ci rende evidente che nemmeno la mancanza di fede del ministro può impedire a Gesù di rendersi presente, quando il sacerdote, obbedendo al Suo mandato, celebra validamente il Santo Sacrificio.
Analogamente: nessuna mancanza personale, per quanto grave, di chi gerarchicamente costituisce la Comunione della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, può impedire a Gesù di effondere la Sua Grazia sul Suo Corpo Mistico e attraverso di esso su ogni uomo.
Prendiamo l’esempio di Benedetto XVI: egli per primo, con il suo modo di agire, conferma di non voler rompere la Comunione dell’Unica Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Non per questo ha taciuto né tace omertosamente, quando è necessario intervenire a favore della Verità per il bene della Chiesa. Chi dice di riconoscere solo lui come vero Papa, deve allora comportarsi come Lui evidentemente sceglie di comportarsi in questa situazione. Se uno vuol essere in comunione con papa Benedetto, non può poi fare l’opposto di quello che egli chiede con il suo comportamento di fare.
Imitiamo il suo esempio, e quello, grazie a Dio, di molti altri eroici pastori: fedele nella Verità.
Qui sta la grande prova della perseveranza che ci diceva Gesù.
Noi ci crediamo davvero, o no, che solo dal Padre proviene ogni autorità? Come Gesù ha detto a Pilato, rifiutando di ribellarsi al male che egli stava compiendo nei Suoi confronti, prestando mano ai Sommi Sacerdoti del Tempio. Gesù ha permesso a Pilato di mettere a morte il Suo Corpo, avendo piena fede nel Padre.
Così noi, non possiamo pensare di impedire ai malvagi di illudersi di eliminare Gesù Cristo dalla storia tentando di distruggere il Suo Santo Corpo Mistico, ma piuttosto dobbiamo abbandonarci con fede nelle mani di Dio, come Lui, perché il Padre può tutto, senza mai venire meno alla fedeltà a Gesù.
Non dobbiamo avere paura di salire in croce con Gesù.
Ecco qual è la più astuta delle azioni del demonio: è quella di far sì che i ministri di Dio cadano nel male, e i fedeli cadano nella trappola di credere che sia giusto per questo sottrarsi alla autorità che Gesù Cristo esercita attraverso di loro nonostante la loro infedeltà.
In questo modo, le pecore finiscono dritte dritte in bocca ai lupi. “Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte»” (Mc 14, 27-30).
Se invece noi rimaniamo nella Comunione con Gesù Cristo attraverso la fedeltà alla Sua Sposa, che Egli ha costituito sulla Roccia di Pietro, allora il Successore di Pietro, o chi si presenta come tale, può fare quello che vuole, ma Gesù sa che siamo fedeli solo al Suo comando, e ci custodirà dal maligno, e nessun male potrà perdere la nostra anima.
Se invece pretendiamo di giudicare quella autorità gerarchica che Gesù ha posto, come se potessimo disporne – e nessuno di noi ha l’autorità per farlo-, allora finiamo per sottrarci alla Autorità di Gesù Cristo stesso, che nel Suo disegno imperscrutabile non ha impedito che avvenga quel che sta accadendo davanti ai nostri occhi.
Pertanto: dobbiamo essere “come pecore in mezzo i lupi, prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt 10,16).
Rimanere nel Sacro Recinto, e non renderci complici con le nostre azioni personali del male.
Dobbiamo anche denunciare la menzogna, quando il pericolo è che l’ignoranza o l’ingenuità permetta ai semplici di confonderla con la Verità.
E Gesù, come ha promesso, al momento giusto raccoglierà tutto il frutto del campo, e separerà il grano dalla zizzania, raccoglierà la rete e separerà i pesci buoni da quelli cattivi, radunerà il gregge e separerà le pecore dalle capre, come ci ha ricordato Papa Benedetto nell’aprile 2019.
La Santa Chiesa ha un solo Capo, Cristo Gesù, Egli saprà come e quando intervenire, e non abbandonerà mai i Suoi servi fedeli nelle mani dei loro nemici.
Qui si prova la nostra fede. “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa” (CCC 675).
Non mi stanco di citare questo brano del Magistero Solenne della Chiesa.
Ma se noi a parole diciamo di voler essere in Comunione con Gesù Cristo, e nei fatti ci separiamo dalla Comunione con la Santa Chiesa che Egli stesso ha fondato, i fatti rinnegano le nostre parole.
“Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi e vi ho costituiti” (Gv 15, 16).
O vogliamo scegliere noi chi Gesù deve costituire?
Denunciamo chi si vuole porre al di sopra di Dio con l’esercizio abusivo dell’Autorità in nome di Gesù, e poi ci poniamo contro la scelta di Gesù che costituisce i Suoi ministri?
Mi ripeto ancora, attenti a coloro che vogliono sembrare buoni, ma vi esortano ad allontanarvi dai Sacramenti, che tuttora sono amministrati validamente nella Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Nella mia piccola esperienza passata di esorcista, ho imparato che nulla è più gradito al nostro nemico, che allontanarci dai Santi Sacramenti.
Il pretesto di non essere complici del male commesso da chi abusa dell’autorità e viene eventualmente nominato nel canone è mendace!
Noi, nell’andare alla Santa Messa, siamo sottomessi alla sola Autorità di Gesù che ha comandato: “Fate questo in memoria di Me” (Lc 22, 19), e nelle azioni non siamo complici del male di coloro che eventualmente costituiti in autorità da Lui commettono il male, chiunque siano!
Di fronte al frutto tremendo della seduzione del maligno nei nostri fratelli, dico infine a me stesso per primo, a chi se ne scandalizza, e, se leggessero questo mio testo, agli stessi che si fossero resi colpevoli della infedeltà di cui ho parlato: ognuno di noi rifletta su quanto avvenne a “quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola Gesù disse: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo »” (Lc 13, 1-3).
Invece che prendere pretesti per calpestare il Comando di Dio, anche quando non comprendiamo ciò che Dio permette, quando vediamo il dramma del peccato, facciamo penitenza, convertiamoci e torniamo al Signore con tutto il cuore, e impariamo a credere nel Vangelo.
Non abbia il Signore a dire anche a noi come a Pietro: “Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”.
Oggi la Santa Chiesa celebra il Santo Patrono dei Parroci, Giovanni Maria Vianney, che da bambino ricevette la Santa Comunione in un fienile, da un sacerdote che si era ribellato al patto fatto dai vescovi di Francia con il regime massonico napoleonico.
Quel prete era fedele alla legge della Chiesa, che condanna la Massoneria, e poi ha specificato la condanna anche nell’aspetto politico più grave della Massoneria, condannando il Comunismo.
In quel momento a Roma c’era un Papa che avrebbe benedetto quel sacerdote, ma la situazione materiale impediva a quel sacerdote di essere in contatto con Roma.
Egli fu semplicemente fedele al comando di Dio e alla vera Legge della Chiesa.
Quella Prima Santa Comunione amministrata e ricevuta in un fienile sarà stata anche una sofferenza grande per i protagonisti, uno scandalo per quelli che avevano ceduto al ricatto, ma ha generato uno dei più grandi Santi Sacerdoti della storia della Chiesa.
Non abbiamo paura di affrontare le prove che il Signore ci manda, nella fedeltà, secondo quello che a ciascuno è possibile nelle singole circostanze, senza essere troppo preoccupati per la volontà di chi abusa dell’autorità, civile o religiosa che sia.
Il Signore è più potente del male!
La Vergine Santa, che ha concepito nel Suo Cuore Immacolato l’Eterno Verbo di Dio, san Michele Arcangelo, baluardo contro la superbia del serpente antico, i Santi Apostoli Pietro e Paolo, San Giovanni Maria Vianney e tutti i Santi custodiscano queste mie parole nel cuore di coloro che vogliono riceverle solo nella Verità e liberi il nostro cammino da tutto ciò che ci vorrebbe impedire di raggiungere la Gloria di Dio.
Amen.
Francesco d’Erasmo, presbitero,
Vice Parroco del Duomo di Tarquinia,
Concattedrale della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia
Tarquinia, 4 agosto 2021, San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars
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