Comunione e assoluzione a tutti? È magistero autentico?

Codice di Diritto Canonico:

“Can. 915 – Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto.”

Coloro che convivono in una unione diversa da quella del matrimonio canonico, senza interrompere tale convivenza o almeno privarla degli atti propri del matrimonio, perseverano in peccato grave manifesto.

Coloro che promuovono in modo continuato pubblicamente, con qualsiasi mezzo, l’aborto, l’eutanasia, la tratta di esseri umani, l’oppressione dei poveri, l’adulterio, il peccato impuro, il peccato impuro contro natura… si rendono complici di tutti questi peccati, o di altri altrettanto gravi, in modo ostinato.

Tutti costoro non possono essere ammessi alla Comunione!

Infatti tra le condizioni indispensabili per poter accedere ai sacramenti richieste anche da Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, come da tutto il magistero precedente e successivo fino al 2013, c’è sempre stata la decisione sincera, accompagnata dalla pratica vera, della astinenza dagli atri propri del matrimonio. Oltre alla discrezione, ossia: che chi fosse impossibilitato da causa grave ad abbandonare il convivente, e astenendosi dal peccato fosse nelle condizioni di ricevere i sacramenti, lo facesse in modo non pubblico, dove nessuno possa conoscere la sua condizione di vita, per evitare lo scandalo, visto che nessuno può sapere cosa i due fanno in casa loro.

Questi punti sono completamente omessi dalle risposte di Fernandez, e di Bergoglio ai Dubia dei Cardinali.

Ma l’aggravante è che Fernandez dichiara magistero autentico ciò che contraddice direttamente il magistero autentico di sempre, ponendosi pertanto nelle condizioni già condannate dai pontefici di un concetto evoluzionista del magistero.

(Cfr. Quanta cura e Pascendi Dominici Gregis)

Pertanto il Fernandez con l’appoggio di Bergoglio usa del suo ruolo contro il magistero autentico millantando l’autorità che Gesù non ha conferito né a lui né ad alucno sulla terra, di contraddire la Parola di Dio e il magistero di sempre della Chiesa.

Lo Spirito Santo infatti afferma per bocca dell’Apostolo:

“Itaque quicumque manducaverit panem hunc, vel biberit calicem Domini indigne: reus erit corporis, et sanguinis Domini”. (1 Cor 11, 27)

“Perché, chi indegnamente mangia questo pane e beve dal calice del Signore, sarà reo del Corpo e Sangue del Signore”.

(Certamente nelle traduzioni pubblicate a stampa o su internet troverete delle versioni molto aleatorie, chissà perché…
Questa versione latina è dall’unico testo normativo ufficiale della Chiesa, la Vulgata.)

CJC “Can. 980 – Se il confessore non ha dubbi sulle disposizioni del penitente e questi chieda l’assoluzione, essa non sia negata né differita”.

Quindi l’ingiunzione di assolvere è solo per il caso in cui il confessore non abbia dubbi sul pentimento del penitente.

È ovvio che una persona che dice di essere pentita di un peccato ma di non voler fare ciò che è necessario per evitare di commetterlo nuovamente lascia seri dubbi sulla verità del pentimento.

Senza parlare di coloro che dicono esplicitamente di non essere pentiti affatto!

Perciò è menzogna che il confessore debba assolvere sempre tutti secondo il Magistero Autentico della Chiesa Cattolica!

Siamo davanti a un esempio perfetto di modernismo, sintesi di tutte le eresie, già condannato dai pontefici.

Francesco d’Erasmo, sacerdote cattolico

Tarquinia,  4 ottobre 2023, san Francesco d’Assisi

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