Ancora sulla obbedienza

In merito a una serie di articoli di Trabucco e Mons. Viganò:

(Mons. Viganò sa la mia stima e devozione profonda, che mi rende sereno nel rispondere a un dibattito, poiché la mia stima viene proprio dall’amore alla verità)

https://www.aldomariavalli.it/2025/09/23/monsignor-vigano-obbedienza-unita-dottrina-ulteriori-risposte-al-professor-trabucco/amp/

In realtà la cosa è più semplice: ogni autorità viene da Dio.

Quindi non si può mai obbedire a nessuno contro il volere di Dio, cioè l’obbedienza non rende mai lecito ciò che è male.

Ma nemmeno a noi è lecito rimuovere l’autorità superiore, ma solo a Dio.

Dobbiamo quindi obbedire a Dio in tutto.

Al superiore in ciò che è lecito da parte sua comandare, cioè ciò che non contraddice il volere di Dio e sta sotto la sua giurisdizione.

Non possiamo mai togliere la giurisdizione a un superiore.

Possiamo rivolgerci al superiore del superiore, per chiedere che venga ristabilita la giustizia quando il superiore abusa di autorità, ossia comanda ciò che è contrario al volere di Dio.

Se il superiore è la suprema autorità ecclesiastica, il suo unico superiore è Dio, perciò possiamo pregare Dio che ristabilisca la giustizia.

Se evidentemente la pena inflitta dal superiore non risponde alla legge di Dio e si oppone al volere di Dio, ignorare tale pena equivale alla legittima e doverosa disobbedienza agli ordini contrari al volere di Dio.

Anche in caso di una pena inflitta giustamente e lecitamente, se un sacerdote ridotto allo stato laicale si trova di fronte a un moribondo che necessita della assoluzione in punto di morte, la stessa legge universale prevede che abbia la piena potestà per amministrare il sacramento.

Perciò non è necessario rifiutare la sottomissione alla autorità in tutto, per il fatto che chi la esercita ne sta abusando. Dobbiamo solo resistere a ciò che è contrario alla legge di Dio e pregare Dio.

Se poi si ravvisa la possibilità o addirittura la certezza morale della usurpazione della autorità, denunciare tale fatto non è peccato, né atto scismatico, perché appartiene al dovere di proclamare la Verità. E ignorare allora ritorsioni, come pene canoniche usate per tacitare la denuncia, è altrettanto lecito.

Credo, come più volte ho mostrato, nelle mie catechesi al riguardo, che il problema maggiore di oggi è la facilità con cui si arriva a conclusioni indebite di premesse vere.

Il più facile motivo è la nostra impazienza. Ma anche il nostro orgoglio può indurci facilmente a questo.

Perciò concordo perfettamente con mons. Viganò nell’argomentazione sulla obbedienza, ma non comcordo con la sua conclusione: che sia lecito rifiutare l’autorità come tale perché chi la esercita ne abusa.

Occorre invece rifiutare solo l’obbedienza agli ordini illeciti e ignorare le pene eventualmente comminate come strumento coercitivo per indurre tale obbedienza contraria al volere di Dio. Per il fatto appunto che tale obbedienza sarebbe comunque illecita.

Mi sembra molto semplice, anche se molto doloroso.

Per esempio: mons. Viganò ha fatto bene a rifiutarsi di comparire in un processo farsa nel quale la sua condanna erq già decisa e si voleva solo metterlo a tacere, per di più col verosimile pericolo di vita.

Ha fatto bene a ignorare la pena canonica, usata solo per indurre diffidenza nel popolo di Dio, screditarlo e far sì che la sua denuncia sia considerata un atto di ribellione. Fa bene a formare sacerdoti e ordinarli contro il volere di Roma, se li forma secondo il perenne magistero della Chiesa . Perché li forma e li ordina secondo la necessità della Chiesa e il bere vero della Chiesa, e quindi di Dio.

Potrebbe anche ordinare lecitamente un vescovo, per lo stato di necessità. Come la Chiesa ha di fatto riconosciuto lecito tale atteggiamento in mons. Lefebvre, rimuovendo la scomunica precedentemente impartita.

Ma non è vero quello che afferma alla fine di questo testo, dove di fatto afferma che il non ripudiare la comunione con Roma sarebbe una complicità con la rivoluzione scismatica.

Il non rifiutare a priori la comunione con Roma significa solo aspettare  che Dio conceda una certezza giuridica chiara per tutti.

Sennò finiamo nell’errore di Minutella, che induce i fedeli a rifiutare i sacramenti da chi non rifiuta la sottomissione a Roma, ponendo di fatto le condizioni per allontanare quasi tutti i fedeli dai sacramenti, cosa che evidentemente non può essere il volere di Dio.

Insomma, è importante che noi ricordiamo la Verità tutta intera, non solo un pezzo.

Una verità che non possiamo trascurare è la supplenza della Chiesa.

Finché non ci sarà una certezza giuridica positiva che tolga ogni dubbio sulla legittimità della autorità che siede sul trono di Pietro, tutto ciò che appare valido in materia sacramentale, è valido per il bene dei fedeli per la supplenza della Chiesa.

Ma se l’autorità è esercitata contro la volontà di Dio, la resistenza è sempre doverosa.

Anche se questo non implica la legittimità di un rifiuto a priori della sottomissione a chi abusa di autorità, fuori da tale abuso.

La Santa Vergine, madre del Verbo, della Via, della Verità e della Vita, ci conceda di rimanere nel cammino della Verità che rende liberi, e liberi presto la Chiesa del Suo Figlio da chi vuole usarla conto la salvezza delle anime.

Amen.

Don Francesco d’Erasmo

Sacerdote cattolico

Feira de Santana, 23 settembre 2025, San Pio da Pietrelcina




Seguimi anche su Telegram.

Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
LinkedIn